Negli anni
1960-1970 gli scambi culturali Italo-Armeni hanno avuto inizio grazie
alla coraggiosa e inedita decisione di Armen Zarian in seguito al suo
trasferimento da Roma a Jerevan insieme alla numerosa famiglia.
Già nel 1965, con l’invito dell’accademia delle
Scienze dell’Armenia SSR, gli amici Tommaso Breccia Fratadocchi e
Paolo Cuneo, arrivarono via Mosca a Jerevan per intraprendere un
percorso di ricerche e studi approfonditi che diedero vita alla
documentazione e alla diffusione dell’architettura religiosa
degli armeni prima in Italia e poi nel resto del mondo. Negli anni
successivi, con il prezioso contributo di numerosi colleghi italiani e
armeni, Armen Zarian divenne il coordinatore e il promotore degli
scambi culturali tra Armenia e Italia.
Oggi a 95 anni dalla sua nascita e 15 anni dalla sua scomparsa amici e
familiari vogliono ricordare, con una mostra ed un libro, Armen Zarian,
personaggio straordinario che durante tutta la sua vita ha dedicato
passione, amore e professionalità alla terra e cultura armena.
La realizzazione di questa mostra e la pubblicazione del catalogo sono
inoltre un’espressione d’amore e di stima dei figli
Sirvard, Anais, Arà e Walter e delle loro famiglie che,
nonostante oggi vivano in vari paesi, hanno pensato di rendergli
omaggio.
Armen Zarian era un uomo forte e deciso, ma anche fragile e romantico,
oltre che esser stato un marito affettuoso e attento, fu un padre
coraggioso ed esemplare, uno zio intellettuale e di grande cultura.
Egli dedicò una parte significativa della sua vita alla
ricerca dei valori storico culturali della Terra di provenienza,
l’Armenia. Proprio per questo motivo si è pensato di
organizzare l’evento a Jerevan, città che ha ospitato per
lunghi anni la sua famiglia a partire dall’ultima dimora di
Costan Zarian (scrittore, poeta e narratore armeno) e città dove
oggi riposano le loro spoglie.
Per approfondire e divulgare i propri valori storici, culturali,
architettonici, paesaggistici, religiosi e soprattutto umani, nel 1963
Armen decise di lasciare l’Italia, sua patria adottiva che lo
aveva accolto sin dal 1915 quando insieme alla famiglia era scampato al
genocidio turco, fuggendo da Costantinopoli. L’Italia accolse
Armen con grande generosità offrendogli la possibilità di
studiare, maturare prima presso il collegio armeno Moorat Raphael di
Venezia e dopo all’Istituto Universitario di Architettura di
Venezia e di Roma. Terminati gli studi incominciò la sua
attività professionale presso vari Studi di Architettura
attirando attorno a sè numerosi colleghi e amici italiani con i
quali non avrebbe mai perso il contatto anche dopo il trasferimento in
Armenia. Nel 1963, all’età di 49 anni, insieme alla moglie
tedesca Maria e i quattro figli piccoli, di cui tre nati in Italia,
Armen caricò tutti gli averi nell’auto di famiglia e si
imbarcò su una nave russa che dal porto di Napoli portò
la famiglia ad affrontare una delle esperienze più impensabili e
incredibili del tempo, esperienza che nei lunghi anni di adattamento e
di faticoso impegno che seguirono, segnò
l’esistenza, l’attività professionale e la vita
spirituale di Armen Zarian.
Sono profondamente riconoscente a mio padre per aver preso questa
decisione e nonostante tutti i quattro figli in vari periodi abbiano
intrapreso la strada inversa, lasciando l’Armenia per terre
lontane, credo profondamente che la mia personalità e il mio
immenso amore per quella Terra siano dovute a questa scelta, non
facile, sofferta e coscientemente voluta. Questo meritato
riconoscimento ad Armen Zarian, realizzato in veste di esposizione e di
pubblicazione del catalogo, è stato reso possibile grazie al
contributo di numerose persone che hanno conosciuto direttamente mio
padre o semplicemente ne hanno sentito parlare.
E’ doveroso da parte mia ringraziare tutti coloro che hanno
portato il loro generoso contributo: con molta stima, grande affetto e
rispetto, esprimo la mia gratitudine all’Ambasciatore
dell’Italia a Jerevan, Sua Eccellenza Marco Clemente, e
all’Ambasciatore d’Armenia a Roma, Sua Eccellenza Gaghik
Baghdassarian per il loro appoggio e la loro preziosa collaborazione
nella realizzazione del progetto. La mostra ed il catalogo non potevano
essere realizzati senza un aiuto economico arrivato da parte di privati
e di Associazioni ai quali sono molto riconoscente. Ringrazio per le
donazioni l’Organizzazione di Volontariato Culturale Iubilantes
di Como e in particolare la sua instancabile ed energica Presidente,
Ambra Garancini con l’inseparabile consorte arch. Giorgio
Costanzo. Un riconoscente affetto va alla famiglia milanese Pambakian e
ai coniugi Sign.ra Varduhì Demirdchian e Sig. Vazghen
Pambakian. Ringrazio inoltre il mio carissimo amico
armeno-americano Poghos Yalnezian, con il quale ho condiviso i migliori
anni studenteschi all’Università di Jerevan. Un
particolare ringraziamento va a tutti gli autori dei testi del
catalogo, che con tanto amore e passione hanno lasciato inciso le loro
impressioni e i loro apprezzamenti. Voglio in particolare ringraziare:
Paolo Cuneo, Adriano Alpago Novello, Tommaso Breccia Fratadocchi,
Francesco Gandolfo, Maria Adelaide Lala Comneno, Fernanda de Maffei,
Levon Boghos Zekian, Gabriella Uluhogian, Claudio Gugerotti, Alberto
Pensa, Diego Cimara, Murad Hasratian, Ashot Haikazun Grigorian, Henrik
Ghukassian, Levon Chucaszian, Levon Eloian, Aghasì Ayvazian,
Vighen Ghazarian, Ruzan Zakarian. Ricordo con commozione i tanti amici
di mio padre che ho avuto la fortuna di conoscere e che oggi purtroppo
sono scomparsi: gli architetti e colleghi di Jerevan, Mikael Mazmanian
e Rafael Israelian, il pittore Gerardo Orakian di Roma, gli ingeneri
Armen Manoukian e Haroutyun Kasangian di Milano, l’architetto e
professore Paolo Cuneo e Adriano Alpago Novello, lo storico d’arte Giulio Ieni di Torino,
gli architetti e studiosi Jouri Jaralov, Anatoli Jakobson e Hovhannes
Khalpakhcian di Mosca, i colleghi dell’Istituto d’Arte di
Jerevan, architetto e professore Stepan Mnatsakanian, la direttrice del
quotidiano “Voce d’Armenia” di Jerevan Sig.ra
Shakè Varsian, la poetessa Marò Margarina, il sindaco di
Jerevan dott. Grigor Hasratian, gli architetti e fedeli amici Sarghis
Nersissian e Spartak Kndekhtsian, i colleghi urbanisti Edmond Papian,
Georghi Murzà e Felix Markossian, l’architetto e
professore Edmond Tigranian e Martin Mikaelian, l’architetto
Stepan Kyurkchian, Levon Eloian e Artur Tarkhanian mancati di recente.
Con profondo sentimento d’amore, d’affetto e di rispetto
ricordo mia madre Maria Gawronski, fedele e instancabile compagna di
Armen che con grande coraggio ha percorso tutte le strade intraprese
dal marito, rimanendogli sempre a fianco anche nei momenti più
difficili. Un sentito pensiero di ringraziamento va naturalmente al
direttore, collega e amico architetto Ashot Haykazun Grigorian per aver
ospitato la mostra presso la sala espositiva del Museo Nazionale di
Architettura Armena di Jerevan. Ringrazio le mie sorelle Sirvard e
Anais del lontano Quebec per le traduzioni in inglese e in francese,
mio fratello Walter in Ucraina, per il suo prezioso contributo,
l’appoggio morale, i consigli, i suggerimenti e per il materiale
d’archivio prestatomi. Un sincero e grato riconoscimento va alla
Prof.ssa Marina Pasqui, che con tanta pazienza ha redatto tutte le mie
traduzioni dall’armeno in italiano, e alla Sig.ra Ruzan Zakarian
carissima amica della nostra famiglia, critico d’arte,
giornalista che con tanta passione e professionalità ha redatto
tutti i testi tradotti in armeno.
Un ringraziamento di cuore va al Prof. Lilit Melikian per l’aiuto
nella traduzione del testo di Diego Cimara. Ringrazio inoltre la
famiglia Manoukian di Como: Agopik, Franca Olivetti, Sedrak e
Shakè per il loro affetto e la solida amicizia che spesso si
è evidenziata tramite un appoggio essenziale nei difficili
momenti della vita. Ringrazio calorosamente l’arch. Gayanè
Casnati e Maria Cristina Alberghini della Sezione Architettura e
Restauro del C.S.D.C.A. ONLUS di Milano e Marina Mkrtchian del Centro
Karedaran di Jerevan per il supporto informatico e i consigli utili in
fase di elaborazione telematica del materiale. Ringrazio il giovane,
entusiasta e il grintoso architetto armeno Avetik Kalashian, che con
grande successo è impegnato nel settore del design a Milano e il
quale mi ha sempre appoggiato e stimolato. Un affettuoso riconoscimento
va alla famiglia Elazian di Kanaker la quale mi ha ospitato
calorosamente a Jerevan.
Un sentito e sincero pensiero di gratitudine, infine, va alla mia
famiglia, a mia moglie Rita Sartakova, che nei tempi duri con amore e
professionalità curò mio padre dopo l’amputazione
di una gamba a Jerevan, ai miei figli Haik e Martin, residenti nel
veneziano, che hanno portato il loro prezioso contributo
all’impaginazione, alla soluzione grafica e
all’elaborazione telematica di tutto il materiale illustrativo
recuperato dall’archivio personale della famiglia Zarian a
Jerevan.
Penso che con l’edizione di questa esposizione siamo riusciti a
presentare la figura di Armen Zarian come uomo, marito, padre, nonno,
architetto, studioso, ricercatore, promotore e ideatore di scambi
culturali italo-armeni e inventore di teorie innovative e coraggiose in
tema di architettura armena. E’ stato svolto un lavoro importante
per avvicinare i due Paesi come l’Italia e l’Armenia e oggi
ci sono molte prospettive e ottime opportunità, grazie anche al
fatto che Italia e Armenia hanno aperto reciprocamente le loro
rappresentanze diplomatiche rispettivamente a Roma e a Jerevan. Un
fatto molto importante inoltre è dato dall'inaugurazione, in
questi ultimi mesi, di due voli diretti per Jerevan con partenze
settimanali da Venezia e Roma, iniziativa che testimonia ulteriormente
la vivacità degli scambi tra i due paesi.
In
tempi molto duri e difficili, quali gli anni 1960-1980, è stato
compiuto un lavoro immenso, che oggi ci auguriamo abbia un seguito
proficuo per i due popoli, amici da secoli. Penso che i nuovi rapporti
e le nuove iniziative tra Armenia e Italia possano essere il miglior
riconoscimento per l’impegno all’instancabile
attività e all’entusiasmo di Armen Zarian.
Arch. Ara’ Zarian, luglio 2009.
Invito inaugurazione mostra |
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Curriculum Vitae Armen Zarian |
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