L'edizione italiana
dello spettacolo “Primavera” parte “Sirvart”
del poema “Tre canti per dire il dolore della terra e il dolore del cielo” di
Costan Zarian, in collaborazione con il Teatro di Figura Terepia di Padova e il
Gruppo Teatrale Epsidon di Jerevan, musica di Claudio Fanton, regia di Teresa
Tentori e Piruzà Nazarian, presentazione dell’evento culturale di Antonia
Arslan, coordinatore del progetto italo-armeno Arà Zarian, si terràil 1° aprile, sabato, 2017, presso la Sala Conferenze del Meseo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro,
via Adro, 37, Capriolo in Franciacorta (BS), tel. 030 736094.
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti. Segue rinfresco.
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SPETTACOLO TEATRALE "PRIMAVERA", PARTE "SIRVART" DEL POEMA DRAMMATICO
"TRE CANTI PER DIRE IL DOLORE DELLA TERRA E IL DOLORE DEI CIELI" DEL
POETA COSTAN ZARIAN PUBBLICATO IN "L'EROICA", LA SPEZIA, 1916
L'idea brillante di trasformare in
movimenti e in colore il poema drammatico
"Primavera" tratto da "Tre canti per dire il dolore della terra e il dolere del cielo" di
Costan Zarian, appartiene
a
Teresa Tentori, direttore artistico del
"Teatro di figura Terepia" di
Padova. Il progetto ha trovato un interesse così approfondito e
passionale, che il figlio di Teresa, matematico, compositore e
fleitista e dudukista
Claudio Fanton, ha composto una musica straordinaria che il
Maestro di fama internazionale, compositore e direttore d'orchestra
Tigran Mansurian, alla fine dello spettacolo annoterà:
Devo
dire che merita un
grande riconoscimento, indubbiamente, l’autore, il compositore
Claudio Fanton che ha trovato una soluzione precisa per uno spettacolo
di questo
genere. Ho la percezzione che sono stati scelti strumenti musicali
adatti prima
di tutto poiché si è percepita la sensazione dei tempi
antichi, di strumenti
medioevali a fiato, strumenti semplici che trasmettono la sensazione
daphnis
coreale, semplici e puliti, per essere ben accostati per ravvivare ed
essere
accostati alla poesia di Costan Zarian. La musica è così
immediata,
comunicante. Costan Zarian poteva anche segnalare una musica tra
virgolette intellettuale
però, ciò non è avvenuto perché abbiamo una
musica di alto livello culturale.
Faccio, di cuore, le mie migliori congratulazioni a Claudio Fanton
per questa fatica, congratulazioni a tutti gli organizzatori che si
sono
impegnati per la buona riuscita della serata odierna. Prima dell'inizio dello spettacolo, il critico d'arte e esperto della letteratura di Costan Zarian Jervand Ter Khatchatrian ha presentato il percorso letterario del poeta citando che: “Tre canti per dire i dolori della terra e i
dolori dei cieli” per la prima volta vengono pubblicati in italiano nel 1916,
in veste elegante ed illustrata, nella rivista “L’Eroica” composta dai numeri
8-10, nella città di La Spezia. Questa pubblicazione porta all’autore fama e
conoscenza. Il poema riscontra una grande eco: sono pubblicati decine di
articoli elogiali e di recensioni. Pareri di grande ammirazione sono scritti
dalla poetessa Ada Negri, dal poeta e pittore belga Charles Doudelet, da parte
del grande poeta spagnolo Migel de Unamuno ed altri. Dopo di chè, il poema
viene pubblicato in un libro a parte nella collana “Gli scrittori italiani e
del resto del mondo”. Sulla prima parte del poema, la “Primavera”, il noto
compositore italiano Ottorino Respighi (1879-1936) compone una musica: “Poema
lirico per voce, coro e organo”.
Il poema è pubblicato in armeno per la prima volta
nel 1931.
La
sceneggiatura è stata eseguita il 21 agosto, 2015, alle ore 19 presso
la sala del "Teatro dei Pupazzi" a Jerevan. Il progetto culturale
italo-armeno è stato portato a termine grazie alla
collaborazione del
"Gruppo teatrale Epsidon" di Jerevan. Un grande
riconoscimento va a
Piruzà Nazarian, figurante, collaboratrice e
regista assiema a Teresa Tentori che ha disegnato e creato tutti i
costumi di grande eleganza colorata. Il culmine dell'evento culturale
è stata la straordinaria partecipazione del dudukista di fama
internazionale
Gevorg Dabaghian che con i suoi interventi da solista,
circondato da figuranti, ha creato l'atmosfera magica e unica.
Questo il gruppo di lavoro italo-armeno:
Regia: Teresa Tentori,
Piruza’ Nazarian
Contributo Artistico:
Terepia-Teatro di Figura, Direttore Artistico Teresa Tentori, Padova
Gruppo
Teatrale Epsidon, Direttore Artistico: Armen Sargsian, Jerevan
Musica Originale:
Claudio Fanton, Padova
Oboe: Claudio Fanton,
Padova
Flauto traverso: Narek
Avakian, Jerevan
Corno francese: Artur
Hovhannisian
Fagotto: Shmavon
Grigorian
Clarinetto: Hayk Tovmasian
Coordinatore: Ara’
Zarian
Con la straordinaria
partecipazione del Maestro GEVORG DABAGHIAN (duduk)
Ospite d’onore Maestro
TIGRAN MANSURIAN
Introduzione di: Jervand Ter Khatchatrian
Voci del "Teatro di fugura Terepia"
Paolo Giacon
Isabella Vettorel
Sergio Pravato
Anna Simionato
Figuranti del "Teatro di figura Terepia", Padova
Piruzà Nazarian
Alberto giacon
Beatrice Pellachin
Carla Piovan
Anna Ferrarese
Alesandro Bertelè
Figuranti del "Gruppo Teatrale Epsidon", Jerevan
Armen Sargssian
Davit Jeghiazarian
Naira Kolozian
Rosì Abrahamian
Anahit Santurian
Tatev Vardanian
Paruyr Harutunian
Anahit Cipatian Mutafian
Diana Petrossian
Manya Gevorgian
Direttore artistico del "Teatro dei Pupazzi" Ruben Babaian
Responsabile della sceneggiatura Levon Margarian
Responsabile luci Eliza Hakobian
Designer Martin Zarian
Tecnico del palcoscenico Kayk Hakobian
Responsabile videoproezione Tigran Siravian
Responsabile audio Suren Sargssian
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INAUGURAZIONE MOSTRA DI DISEGNI E PROGETTI DELL'ARCHITETTO ARMEN ZARIAN
In
occasione del 100° anniversario della nascita dell’Arch. italo armeno Armen
Zarian, il Museo Istituto di Architettura Armena di Jerevan, ha organizzato una
mostra dei progetti architettonici, selezionando elaborati grafici, schizzi e progetti
esecutivi dall’”Archivio Armen Zarian”
presso il Museo di Architettura, donata tempo fa dal figlio Arch. Arà Zarian. L’inaugurazione
della mostra con l’esposizione di disegni originali, eseguiti su carta, lucido,
usando varie tecniche grafiche quali: china, acquarello, pastello, tempera, matita, e
dedicata al periodo romano, 1948-1962, è avvenuta il 16 settembre, 2014. Il
Direttore del Museo Istituto di Architettura Arch. Prof. Ashot Haykazun
Grigorian, ha presentato il percorso artistico e i numerosi progetti realizzati
in Italia, a Vienna, in Marocco, in Italia e a Jerevan sottolineando, che
Zarian, oltre ad essere un architetto, progettista affermato, ha portato il suo
notevole contributo alla ricerca e alla diffusione dell’architettura medioevale
armena pubblicando numerosi libri sulla storia dell’architettura degli armeni.
A presentare l’opera progettuale esposta è stato il figlio, l’Arch. Arà Zarian,
promotore e coordinatore dell’evento. Numerosi sono stati i colleghi, gli amici
e molti giovani architetti presenti per l’occasione. Assieme ai disegni esposti, interessante e curioso risulta,
anche sotto l’aspetto storico, il manifesto dedicato al 50° compleanno
dell’Arch. Armen Zarian, dove accanto a un ritratto di fumetto di Zarian, si leggono le
firme di almeno 50 persone di spicco, amici intellettuali di Zarian, molti di loro
oggi scomparsi. Sul manifesto la dedica riporta il seguente testo in armeno: Felicità, sole, gioia, bellezza, amore, sobrietà, forza e coraggio. Al termine dell’inaugurazione è stato offerto un rinfresco.
Arch. Paolo Arà
Zarian
Jerevan, 16
settembre, 2014
INAUGURAZIONE TARGA
COMMEMORATIVA DEDICATA ALLO SCRITTORE COSTAN ZARIAN E SUO FIGLIO ARCHITETTO
ARMEN ZARIAN, JEREVAN, 27 AGOSTO, 2009
Lo scorso 27 agosto a Jerevan,
capitale dell’Armenia, presso il palazzo residenziale in via Abovian, al numero
civico 17, è avvenuta l’inaugurazione della targa commemorativa dedicata a due
illustri personaggi della cultura armena, il poeta, scrittore, narratore e
romanziere Castan Zarian e suo figlio, architetto, urbanista e studioso Armen
Zarian. Nell’anno 1962 Costan, e di seguito, un anno dopo, suo figlio Armen,
con la sua famiglia, si trasferì a Jerevan dopo una lunga e proficua attività
culturale e intellettuale eseguita all’estero. Padre e figlio presero questa
decisione difficile e coraggiosa in un periodo geopolitico caratterizzato dalla
Guerra Fredda, con l’unico obiettivo: portare il loro contributo alla propria
nazione, unica patria rimasta sparpagliata dopo la tragica vicenda del
Genocidio degli Armeni per opera della Turchia Ottomana negli anni 15 del
ventesimo secolo. La famiglia Zarian visse nella palazzina in via Abovian fino
all’anno 2001 quando morì la moglie di Armen, Maria chiamata da lui teneramente
Gigha. Dopo un enorme sforzo durato lunghi anni, i figli di Armen, sono
riusciti a portare a termine il progetto così voluto e meritato per dare un
riconoscimento importante e mancato dal governo locale, a questi due personaggi
che con le loro scelte, hanno prestato un notevole contributo allo sviluppo
della cultura, della letteratura, dell’architettura e dell’urbanistica dell’amata
Armenia. Come tante persone illustri e di grande talento hanno nella capitale i
loro punti di memoria, i cittadini di Jerevan e gli ospiti, da oggi in poi,
potranno fermarsi per un attimo, di fronte alla bella targa commemorativa dedicata
a Costa e Armen Zarian al numero civico 17 in via Abovian e ricordare la loro
straordinaria presenza nelle vie, nei caffè, nelle mostre e nei teatri di
quest’antica città, Jerevan.
L’EVENTO
Alle ore 12.00 del 27 agosto,
2009, una folla curiosa e nostalgica si era radunata presso la palazzina
residenziale in via Abovian, 17, la storica via Astafian della capitale inizio
anni 1930. Il contorno della palazzina di cinque piani stile sovietico, anche
se invariato dopo tutti questi anni d’irriconoscibili trasformazioni nel centro
di Jerevan, accoglieva una vasta presenza d’intellettuali, autorità, colleghi,
amici, coinquilini sopravvissuti, curiosi, passanti, rappresentanti della
stampa, delle TV locali e canali radio. Tra i presenti è doverose citare noti personaggi
dell’intelligenza armena come: il compositore Tigran Mansurian, l’intelletuale Grigor Adchemian, il critico
d’arte Shahen Kahatchaturian, gli architetti, Jim Torossian, Hrachia
Poghossia, Levon Vardanian, Arsen Arustamian, Arzvin Grigorian, Vahagen
Grigorian, Murad Hasratian, Gagik Hovhannissian, Davit Kertmengian, Atrtiom
Grigorian, Gagik Gjurgian, Narek Sargssian, Henrik Ghukassian, Samvel Aivazian,
Alexander Ananian, Mikael Nalbandian, Armen Grigorian, Ashot Gevorgian, Murad
Grigorian, l’ex Ambasciatore
dell’Armenia in Italia Gagik Baghdassarian con la moglie, la letterata e
traduttrice in russo dei romanzi di Cosatan Zarian Irina Karumian, la critica
d’Arte Ruzan Zakarian, esperti della letteratura di Costan Zarian, Prof. Jura
Khatchatrian e Vardan Matiossian, lo storico Dott. Vighen Ghazarian, il critico
d’arte Arzvi Bakhchinian, il Prof. Juri Safarian, il poeta e Direttore del
Matenadaran Hrant Tamrazian. La
cerimonia ufficiale dell’inaugurazione della targa commemorativa dedicata a
Costa e Armen Zarian è stata affidata al Direttore del Museo Istituto di
Architettura, Dott. Arch. Prof. Ashot Haykazun Grigorian, il quale ha salutato
i presenti e ceduto la parola al Viceministro della Cultura della RA, Dott.ssa
Arevik Samuelian. Di seguito, sono intervenuti il Presidente dell’Unione degli
Scrittori dell’Armenia, lo scrittore Levon Ananian, il Presidente dell’Ordine
degli Architetti dell’Armenia, l’Arch. Razmik Minassian. I relatori hanno
citato i notevoli meriti e il grande contributo degli Zarian allo sviluppo
della cultura armena e alla diffusione dei valori culturali degli armeni nel
mondo. Al termine della manifestazione, a preso parola il nipote di Costan
Zarian e figlio di Armen, l’Arch. Arà Zarian che ha ringraziato in nome dei
figli e dei nipoti, tutti i presenti, gli organizzatori e i benefattori per la
loro testimonianza e il riconoscimento.
* * *
INAUGURAZIONE MOSTRA E
PRESENTAZIONE LIBRO “ARMEN ZARIAN-ARCHITETTO, STUDIOSO, INTELLETTUALE” IN
OCCASIONE DEL 95^ ANNIVERSARIO DELLA NASCITA
Il giorno successivo
all’inaugurazione della targa commemorativa, il 28 agosto, alle 12.00 ore
locali, presso la sala espositiva del Museo Istituto di Architettura di
Jerevan, si è inaugurata la mostra dedicata all’Architetto Armen Zarian e si è
presentato il libro-catalogo bilingue, armeno e italiano. All’evento erano
presenti alte cariche del Governo Armeno, il Ministro della Cultura della RA
Dott.ssa Hasmig Pogossian, il Viceministro dell’Urbanistica della RA Dott.ssa
Rusan Alaverdian, il Capo Architetto della RA Arch. Narek Sargssian, il
Presidente dell’Ordine degli Architetti della RA Razmik Minassian, il Direttore
del Museo Istituto di Architettura Dott. Arch. Prof. Ashot Haykazun Grigorian,
l’Ambasciatore d’Italia in Armenia S.E. Dott. Bruno Scapini e numerosi
simpatizzanti, colleghi e amici. L’inaugurazione è stata moderata dal Direttore
del Museo Dott. Ashot Haykazun Grigorian il quale ha parlato dell’importante
contributo di Armen Zarian in veste di architetto progettista, studioso di
storia dell’architettura europea e armena e coordinatore degli scambi culturali
italo-armeni, promotore per la fondazione del museo stesso. L’opera di Armen
Zarian è stata apprezzata dal Ministro Hasmig Poghossian e dall’Ambasciatore
d’Italia Bruno Scapini. Alla conclusione dell’inaugurazione ufficiale, il
figlio, l’Arch. Arà Zarian, ha presentato la figura del padre riportando alcuni
dati biografici e citando alcune opere principali eseguite in veste
d’architetto in vari paesi durante la sua lunga carriera professionale. Al
termine, il relatore, ha consegnato copie del libro agli autori presenti ringraziando
tutto gli organizzatori e gli sponsor dell’evento. La serata si è terminata con
un rinfresco.
LA MOSTRA
La mostra è stata allestita su 20
pannelli in PVC morbido, 90x180cm, che riportano le fasi principali della vita
e dell’opera di Armen Zarian: la famiglia, l’infanzia, l’adolescenza, gli studi
universitari, il periodo Austriaco, il periodo Romano, il periodo Armeno,
progetti architettonici realizzati in Austria, in Marocco, in Italia e in
Armenia, ricerche, studi e libri pubblicati. L’esposizione è stata arricchita
da 20 tavole di vari progetti originali eseguiti in china, acquarello e tempera.
Nelle apposite bacheche sono state presentate numerose raccolte di riviste,
quotidiani e libri scritti da Armen Zarian. Durante la mostra, su di un maxi
schermo, sono state proiettate immagini e foto di progetti realizzati.
IL LIBRO
Formato 22,5x21cm, 372 pagine tra
le quali 162 pagine illustrate, in armeno e in italiano, 22 autori armeni e
italiani, bibliografia completa di studi e ricerche pubblicate, CV in armeno,
italiano, inglese e francese, elenco progetti architettonici e urbanistici.
Casa Editrice “Graber”, Jerevan, 2009, stampato nella tipografia “Zangak-97”,
Jerevan, 2009. Il libro è stato pubblicato per decisione e volontà dei figli,
con parziale contributo dello stato armeno e con il patrocinio di amici.
Progetto e concetto grafico, traduzioni dall’armeno in italiano e dall’italiano
in armeno di Arà Zarian, redazione in armeno Ruzan Zakarian, redazione in
italiano Marina Pasqui.
GLI AUTORI
Marco
Clemente,
Ambasciatore dell’Italia a Jerevan, 2002-06, Gaghik
Baghdassarian,
Ambasciatore d’Armenia a Roma 1995-05, Ashot Haykazun Grigorian, Direttore Museo Istituto
Architettura di Jerevan, Arà Zarian, Architetto, Adriano
Alpago Novello,
già Direttore CSDCA di Venezia, Gabriella Uluhogian, già Professore di Lingua e
Letteratura Armena presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, Paolo
Cuneo, già
Direttore CSAA di Roma, Levon Chukaszian, Presidente della Cattedra di Storia
e di Teoria dell’Arte Armena presso l’UNESCO, Università Statale di Jerevan, Tommaso
Breccia Fratadocchi, Dottore, Architetto, Roma, Levon Poghos Zekiyan, Professore presso il Dipartimento
di Studi Euroasiatici dell’Università Ca’Foscari di Venezia, Fernanda
de Maffei, già
Professore presso l’Università La Sapienza di Roma, Murad
Hasratian,
Presidente del Dipartimento di Storia e Teoria dell’Architettura presso
l’Istituto d’Arte dell’Accademia Nazionale delle Scienze della RA di Jerevan, Francesco
Gandolfo, Dottore,
Professore, Storico d’Arte, Roma, Levon Eloian, Architetto, Jerevan, Claudio
Gugerotti,
Arcivescovo, Nunzio Apostolico nelle Repubbliche del Caucaso, Tbilisi, Aghasì
Ayvazian,
Scrittore, Jerevan, Diego Cimara, Giornalista RAI, Roma, Henrik
Ghukassian,
Architetto, Jerevan, Alberto Pensa, Architetto, Professore, Busto
Arsizio, Vighen Ghazarian, Critico d’Arte, Jerevan, Maria
Adelaide Lala Comneno, Professore Università della Basilicata, Matera, Ruzan
Zakarian,
Critico d’Arte, Jerevan.
Per ordinare il libro utilizzare il modulo presente nella sezione contatti.
* * *
Si riporta
in questa pagina la traduzione dall'armeno della prefazione del
libro "
La diffusione
dell'architettura armena e l'ipotesi armena di Leonardo da Vinci, Edizione
Apolon, Jerevan, 1994,
dell'architetto
armeno Armen Zarian", con l'intento di attirare l'attenzione
su un
argomento molto interessante e di nuova attualità, cercando
di
sensibilizzare le case editrici per una possibile pubblicazione
dell'edizione in italiano. Nell'infinità di
studi, ricerche e saggi dedicati a Leonardo, il lavoro di Armen Zarian
contribuisce a dare una nuova visione nell'ambito dei
rapporti culturali tra Oriente e Occidente proponendo
in
particolare l'ipotesi accreditata e documentata della profonda
conoscenza
da parte di Leonardo dell'architettura religiosa degli armeni.
LA DIFFUSIONE DELL'ARCHITETTURA ARMENA E L'IPOTESIA ARMENA DI LEONARDO DA VINCI
a cura di
Armen Zarian
PREFAZIONE (traduzione dall'armeno di Arà Zarian)
Leonardo
da Vinci (1452-1519) rappresenta un
evento unico per la storia del genio umano. Nelle sue opere
d’arte, negli
appunti, nelle annotazioni e negli schizzi, più di Raffaello
e Michelangelo, ha
riassunto tutta l’etica e l’estetica del
Rinascimento. Non esiste un indirizzo
dell’arte e una disciplina della scienza naturale che non
abbia studiato.
Ovunque ha lasciato traccia del suo genio: astronomia, geologia,
botanica e
anatomia, fisiologia, matematica, fisica e meccanica. In ognuno di
questi campi
si dimostrò come ottimo osservatore, sperimentatore e
inventore. Nei suoi
quaderni si ritrovano presentimenti di formulazioni scientifiche e
scoperte
intuitive che più di un secolo dopo saranno avallate da
Galileo Galilei e
Giuseppe Luigi Lagrange invece. Nell’ambito della meccanica
la sua famosa
invenzione dell’apparecchio volante e altre macchine rimasero
purtroppo
indefinite. Nell’ambito della fisica di sua scoperta sono le
leggi sul
principio di leva e sul principio di inerzia, l'intuizione del
principio di
composizione di forze e quello del piano inclinato, i sistemi di forza
e di
velocità in parallelo, il reciproco rapporto delle forze
dritte e inverse
dunque la verifica della percentuale dell’attrito della
materia.
“L’uomo è il riflesso del mondo, cita
Leonardo, bisogna essere partecipi,
coesistenti”, attraverso la conoscenza, invece partecipi vuol
dire scoprire le
leggi opposte della natura ma non attraverso l’immaginazione
ma con il metodo
di sperimentazione. “ La natura è condizionata
dalla sua legge ragionevole,
legge che sussiste incorporata con lei 1. La
natura è sottoposta
all’ordine logico esistente in lei. E di seguito,
“nessuna scoperta di
qualsiasi uomo, cita Leonardo, “in realtà non
può essere considerata scoperta
se non confermata da approvazioni matematiche” 2.
Leonardo è
considerato il fondatore del metodo composto sperimentale/matematico.
E’ interessante la seguente espressione, “Per la
natura la necessità è
istruttiva, curata, la necessità è la materia
della natura, la creazione, la
definizione, il bisogno forzato, la legge eterna” 3.
Sussiste una
visione comune tra Leonardo e Galileo per quanto riguarda la
correlazione
tra logica formale e sapere scientifico. Nonostante questo,
il mondo del
pensiero di Galileo è puramente scientifico, lui sopravaluta
la scienza, crea
distinzione tra la verità della materia naturale ed il mondo
considerato
“mitico e illusionista” dove fioriscono la poesia e
l’arte espressioni che nutrono
dubbiose e sostanzialmente false certezze. Mentre per Leonardo
l’arte non è un
evento partorito dalla fantasia soggettiva ma un metodo identificativo
della
comprensione della realtà. “La scienza”,
come cita Leonardo, “costruisce la
seconda natura attraverso la logica mentre la pittura raggiunge la
creazione
della natura attraverso l’immaginazione”4.
Secondo il pensiero
leonardesco i confini tra l’arte e la scienza sono relativi,
intrecciati oppure
paralleli. L’artista, meglio il pittore, è uno
scienziato e per essere ancora
più precisi un creatore, un inventore che cerca di stabilire
un reciproco
contatto tra la “natura” e la propria
“libertà”.
(Leonardo -
Schizzi del progetto di chiesa a pianta centrale a cinque cupole)
Secondo
la visione epistemologica del Rinascimento,
l’equipollenza matematica è
una norma prestabilita, cioè proporzionalità e
armonia dunque, per le opere
d’arte è importante sia la verità
sperimentale sia la definizione del bello.
Tale visione del numero e del bello spinse J. Kepler all’idea
del “mondo
armonico” e come lui stesso afferma, quest’idea
trovò conferma tramite
osservazioni che lo portarono alle famose tre leggi sul movimento dei
pianeti 5.
Completando l’empirico con il razionale, Leonardo riesce a
prevenire G. Galilei
e F. Becon contribuendo alla nuova conoscenza. La necessità
della conoscenza
stimola amore nei confronti della natura e per Leonardo
l’amore quanto più
vitale è, tanto più perfetto risulta. Il geniale
umanista nel suo “Trattato
sulla pittura” cita: “L’arte tende verso
la luce”, “L’uomo è totalmente
un’ombra, la natura è luce e ombra invece Dio
tutto luce” 6. Con
quest’affermazione Il gran maestro condivide la tradizione
neoplatonica del
bello di Nicola Cusano specialmente di Marsilio Ficino. Il centro di
quest’idea
è stata l’Accademia di Firenze sotto la direzione
di Ficino. La luce è interpretata
come una radiazione della sapienza superiore alla qual è
possibile congiungersi
attraverso un infinito amore per la natura. Secondo Leonardo
l’opera d’arte è
capita come un dovere di intendere la realtà in modo
complessivo e di seguito,
la tela, deve trasmettere un’emozione d’amore nei
confronti dell’osservatore in
modo da far scoprire tutti i valori contenuti ed immergersi nella
coscienza
superiore. A Milano tra 1483-1499 fondò
l’Accademia superiore chiamata da lui
“vinciana”. Gli studenti avevano il compito di:
“Studiare e scoprire il legame
tra la luce e la materia”.
Mentre per Leon Battista Alberti l’ombra è nera,
Leonardo, più attento alla
natura, afferma che l’ombra è bluastra e
precisando l’affermazione che “l’uomo
è un’ombra”, nota che egli contiene una
minima quantità di luce dunque, l’uomo
ha sete di luce. I pittori del novecento ritornano al problema
dell’ombra
colorata. Delacroix e Valance usano il blu per colorare
l’ombra 7.
La compressione della storia vista come un insieme del passato e del
presente è
la caratteristica abituale dell’intellettuale rinascimentale
il quale ragionava
secondo i criteri dell’ideale e del razionale. Era possibile
collegare il
presente con il più lontano passato per il semplice motivo
che la stessa vita e
lo stesso spirito hanno accompagnato l’uomo nei secoli anche
se l’ordine
socioeconomica è differente. Da questo concetto nacque
“Il culto del passato”
rivolto alla cultura e all’arte dei secoli scorsi. La
conoscenza della cultura
antica avviene attraverso due metodi fondamentali: traduzioni di testi
(per
esempio M. Ficino tradusse tutti gli inni di Platone e di Plotino dal
latino) e
ricerche archeologiche (la pubblicazione da parte di L. H. Heydenreich
dei
rilievi dei ruderi degli edifici di Roma eseguiti da Filippo
Brunelleschi e
Donatello nel quattrocento). In quel periodo ebbe nuovo sviluppo anche
la
storiografia. Grazie alle ricerche di Niccolò Machiavelli e
Francesco
Guicciardini si evidenzia un notevole interesse per il mondo greco
romana. Si
svilupparono scienze coma geografia, la cartografia
soprattutto grazie
alla conoscenza delle opere di Pentinga, come anche grazie ai grandi
movimenti
degli europei verso l’Oriente tra il 1096-1270, le crociate,
i viaggi dei
delegati commerciali e politici (ad esempio Marco Polo).
L’amico di Leonardo,
Bernardino Dei, commerciante e console dell’Impero Ottomano,
fornì preziose
informazioni su Mar Nero, sulle montagne dell’Asia Minore,
sui suoi fiumi. Più
tardi Leonardo attraverso questi suggerimenti disegnò
frammenti di cartine
geografiche dell’Asia Minore compresa la Cilicia per arrivare
fino all’Armenia
Orientale, Erzerum e Karin.
L’artista
del Rinascimento era convinto che le sue opere e le
sue preparazione
generale era superiore a quelle di un artista dell’antico
medioevale perché, in
quel periodo, non era stata ancora scoperta l’arte classica
greca e perché
l’artista del Rinascimento usava sia l’esperienza
del passato, sia i dati
procurati attraverso nuove esperienza. Di conseguenza l’opera
di un artista era
considerata non come un’opera d’arte (come accade
nei nostri tempi), ma come
una opera da conoscenza tramite la “sostanza delle
cose”, la proporzione e la
definizione della prospettiva. Una simile visione può essere
considerata
ontologica e collegata alla “filosofia naturale”
(da non confondere con
naturalismo) invece per quanto riguarda l’architettura, si
riferisce ai tre
concetti di Francesco di Giorgio Martini cioè, il
quadrato o il cerchio,
il parallelepipedo e la forma composta da due che sono i criteri della
verità
formale geometricamente espressi 11.
L’architettura crea un mondo particolare, artificiale e
tramite le leggi della
scienza si unisce alla natura assoggettandosi alla permanenza, alla
successione
creando un ordine armonico di forze opposte.
“L’arco, scrive Leonardo, è una forza
composta da due instabilità”. L’arco
è
composto da due cerchi di ¼ che presi a se stessi sono
instabili e provocano
rottura però contrapposti uno all’altro, creano
forza” cioè, una stabilità
semicircolare, un arco. Simile determinazione definisce la legge della
stabilità dell’arco e della volta.
L’espressione grafica di quest’evento è
puramente scientifica (Codex Arundel 141v) e corrisponde alla teoria
leonardesca della forma architettonica e le forze opposte.
L’espressione grafica
riassume la forma architettonica e l’esperienza di cantiere.
Dunque, occorrono
dati scientifici. Il reciproco confronto tra questi due valori, il
sopravvalutare uno o l’altro di loro, produce varie
comprensioni
architettoniche, fasi storiche oppure tendenze stilistiche. La
composizione
centrale a cupola creata dagli armeni nel cristianesimo (IV-VII secolo
d.C.),
nel Rinascimento ebbe un grande interesse per Leonardo. Essa
rappresenta un
unione armonica della forma e del dato scientifico.
Nell’ambito della scienza tal espressione grafica della
logica formale è
adottata tutt’oggi. Nel passato essa ha contribuito
all’invenzione e all’uso
della prospettiva nella pittura e nella progettazione architettonica.
Nel
complesso della problematica della pittura rinascimentale,
l’artista non
escludeva la prospettiva come idea dell’uomo centrico. Al
contrario, da questa
teoria nacque l’idea della prospettiva a centro unico che
dette la possibilità,
nonostante gli stili artistici di, riprodurre oggetti e paesaggi
contribuendo
anche alla conservazione della fedeltà tramite dipinti o
sculture.
Disegnando la volumetria architettonica Leonardo crea la sua
ricostruzione di
attraverso le leggi della prospettiva. Ciò significa che la
forma non è
solamente percepita attraverso la pianta o il prospetto ma in modo
universale
come accade nella percezione dell’intero
mondo.
E’
stato scritto molto su Leonardo, con sentimento romantico,
esaltando il
genio universale dell’umanità, oppure
presentandolo come un eccezionale dilettante.
Questi ragionamenti, purtroppo, non hanno favorito la conoscenza del
concetto
architettonico di Leonardo. Esso non sistemava mai sui fogli, in modo
ordinato
e tematico, le sue idee e i disegni, ma in modo spontaneo seguendo
l’ispirazione. Per esempio se osserviamo il Codex B, 21v
(anno 1490), (dis.1),
troviamo un disegno di una macchina affiancato a una pianta del tipo
“Bagaran”,
più un altro disegno di un edificio poligonale con
successive descrizioni. Tra
l’altro, i manoscritti di Leonardo sono sparsi ovunque,
raggruppati in Codici
che si trovano nelle biblioteche, nei musei e negli istituti di Roma,
Milano,
Venezia, Parigi, Londra, Madrid e Vinzor.
Il primo ricercatore che ha sistemato il materiale grafico riferentesi
all’architettura e all’edilizia è stato
il tedesco H. Geymuller. La sua
ricerca: Leonardo da Vinci als Architekt è pubblicata
assieme al saggio di J.P.
Richter: The literatury Works of Leonardo da Vinci, London, 1883.
– Geymiller,
come cita J. Stryzigowski, non conosceva l’architettura
armena e di seguito,
nei suoi studi non si riferisce alla problematica dei confronti -.13
(Leonardo
- Due pagine del manoscritto "Lettere Armene" )
Il
Primo ricercatore italiano che coerentemente ha sistemato,
catalogato e
datato i fogli dei quaderni di Leonardo è stato Girolamo
Calvi il quale, nel
1925 pubblicò il primo saggio 14.
Notevoli studi furono pubblicati
successivamente come: quello di Carlo Pedretti 15 e
il libro
Leonardo, architetto e urbanista, di Luigi Firpo pubblicato nel 1971
dove
troviamo disegni e notazioni riferenti al materiale
d’archivio.
Conclusioni affrettate
di certi critici segnalano l’importanza
“enciclopedica” di questi manoscritti. Affermano
che Leonardo aveva
l’intenzione di creare un manuale e proprio per questo motivo
usava i disegni
per illustrare i testi come si usa fare nei nostri tempi con le
immagini
fotografiche. Osservando con molta attenzione questi disegni,
è possibile
notare che essi sono così dettagliati come quelli dei noti
architetti Filippo
Brunelleschi e Giuliano Sangallo appartenenti allo stesso periodo. Gli
schizzi
di Leonardo sono concreti, costruiti con intelligenza, approvati dalla
pratica.
Nel
1414 l’umanista italiano Poggio Bracciolini nel Monastero
di Montecassino
scopri il trattato di Vitruvio Pollione “De
architectura” in dieci tomi che in
seguito, fino all’epoca del Barocco classico (L. Bernini), fu
ristampato in più
occasioni perché considerato una fonte inesauribile di
ricerca, di confronto e
d’ispirazione. Di conseguenza, sotto l’influenza di
Vitruvio, durante il
Rinascimento nacque il trattatismo. Una delle opere più
espressive sotto
quest’aspetto è il saggio dello scultore Lorenzo
Ghiberti (1379-1455) I
commenti. – I greci, come scrive Ghiberti, hanno inventato la
scultura, la
pittura, la teoria del disegno senza il qual è impossibile
diventare buono
scultore o buon pittore, perché, il disegno è la
base della teoria. Ghiberti
seguendo il proprio genio e la logica degli antichi maestri, preferisce
la
forma al colore, la scultura alla pittura 17.
Leonardo
considera il disegno come strumento per far confluire la
scienza con
l’arte, la base di tutte le arti. La pittura è
considerata come la sapienza
superiore la quale raggruppa tutte le arti, tutte le teorie e unisce
l’idea con
la realtà. Di seguito, non è logico considerare i
suoi disegni come una
raccolta di nozioni. Essi sono dei trattati, cioè, dei
manuali, tra i quali
quelli sulla pittura sono i più completi e spesso pubblicati18.
Ritengo importante segnalare un ulteriore fatto. Nel 1967 nella
Biblioteca
Nazionale di Madrid, sono stati ritrovati due libri con manoscritti di
Leonardo, successivamente codificati Codex Madrid 1 (8936) e Codex
Madrid 2
(8927). Il primo si riferisce agli anni 1493-1495 mentre il secondo
1503-1505.
Il Codex Madrid 2 (320 pag.) è una raccolta di vario tipo di
materiale. Il
Codex Madrid 2 (380 pag.) è un vero proprio manuale di
nozioni dedicati alla
meccanica.
Probabilmente Leonardo intendeva scrivere un manuale
sull’architettura.
Catalogando tutto il materiale rinvenuto, gli specialisti
l’hanno diviso in
quattro settori: resistenza dei materiali, morfologia della cupola,
progettazione di nuove città e residenze, palazzi, ville. In
modo
straordinariamente moderno Leonardo cita la possibilità di
edificare le piccole
case residenziali tramite elementi composti. “La casa
residenziale”, scrive
Leonardo, “è possibile trasportare e risistemare
in fila, ciò non comporta
difficoltà perché è possibile
preparare tutti gli elemento in anticipo e dopo
riunirli” (Codex Arundel 270, 1517-1518). E’
notevole l’influenza del pensiero
architettonico sui contemporanei di Leonardo nonostante lui non abbia
costruito
niente anche se si conoscono edifici realizzati con suoi progetti. Per
esempio,
durante la signoria di Visconti il cantiere del Duomo di Milano era in
fase
avanzata non era stato ancora costruito il tiburio innalzato
sull’incrocio
delle navate quando muore l’architetto Guiniforte Solari. Per
terminare l’opera
si presentano numerosi progetti e il dibattito si prolunga per ben 20
anni. Nel
1487 a Leonardo è affidato l’incarico di capo
architetto del cantiere del
Duomo. Lui elabora varie soluzioni di archi incrociati dimostrando la
solidità
di queste strutture realizzate in mattone (Codex Atlanticus 310, dis.
B, 1490,
dis. 2) proponendo di rinforzare i pilastri e usare archi a sesto acuto
(molto
solidi e leggeri) (Codex B 78v, 1490), come anche contrafforti
capovolti e
rivolti in basso (Codex Trivulgiano 22, dis. 3). Il progetto presentato
da
Leonardo nel 1488 è approvato, retribuito, però
non si realizzò. Nel 1490
Assieme a Donato Bramante e Francesco di Giorgio Martini, Leonardo
è invitato
in qualità di consulente dei lavori di cantiere del Duomo.
Preparò un plastico
del tiburio. Dai disegni si risale all’idea originale che
rappresenta una
struttura portante realizzata da arcatelle e nervature interne e cupola
a sfera
sopraelevata sulle absidi. Nei disegni del Codex Atlanticus 266r
(1497-1500
oppure anteriore), in modo chiarissimo si evidenziano le soluzioni
architettoniche delle cupole rinascimentali e barocche. Per Leonardo
è
caratteristica la capacità di prevenzione
dell’eventuale sviluppo di questo
tema. Il 29 giugno del 1490 è definitamente rifiutato il
progetto di Leonardo
riferente al tiburio del Duomo di Milano.
Un
secondo fatto. Nei manoscritti leonardeschi conservati
all’Istituto francese
in Parigi (B 35v, 1490), si trova un disegno che rappresenta una pianta
a tre
navate e tre absidi probabilmente con riferimento al progetto della
nuova
Cattedrale di Pavia. Nel 1470 Leonardo è invitato a Pavia
per il dibattito sul
plastico della Cattedrale che sfortunatamente è bocciato.
Gli architetti che
avevano espresso parere sfavorevole erano: Cristoforo Rocchi, Giovanni
Antonio
Amadeo e Dolcebono. In seguito, Leonardo assieme a Bramante e di
Giorgio
realizza il plastico definitivo della Cattedrale. In questa versione
l’idea
prevalente di Leonardo era creare un unico volume interno circoscritto
dalle
cappelle e dall’abside principale. Questa composizione
rappresenta l’idea
fondamentale del pensiero architettonico
leonardesco.
I fatti sopraccitati illustrano la personalità di Leonardo
come architetto. Per
capire meglio l’insieme delle eccellenti qualità
dell’artista, si desidera
segnalare i seguenti eventi. E’ ben noto che
l’elaborazione della pianta del
centro di Milano durante il ducato dei Visconti e Sforza è
opera di Leonardo e
Filarete. Il viale che collega piazza Duomo e Castello Sforzesco fu
realizzato
su progetto di Leonardo. Per evitare l’affollamento di Milano
e Firenze propone
di costruire dei quartieri satelliti isolati nelle zone verdi fuori le
mura
delle città19. Dopo la fine di
Ludovico il Moro, Leonardo parte per
Venezia perfezionando il sistema difensivo della città
rendendolo più solido
contro gli attacchi dei turchi. Nel 1502 a servizio di Cesare Borgia,
per dieci
mesi copre l’incarico d’ispettore edile durante il
quale ispeziona le fortezze,
prepara le cartografie e le carte di Rimini, Imola, Faenza, Piombino.
Progetta
una possibile viabilità di navigazione collegando Firenze
con l’Adriatico,
collegando Milano al lago di Como. Quest’ultimo progetto
forse si realizzerà
nei nostri tempi. Nel 1504 progetta il ponte mobile sul fiume
Arno, il
palazzo principesco e la cappella di Santa Maria della Fontana e lavora
sul
progetto del monumento a Giangiacomo Trivulzio. Nel 1509
è pubblicato il
manuale “De divina proportione” del matematico Luca
Paciolli, “ Manuale di
geometria dei corpi regolari”, i cui disegni sono realizzati
da Leonardo. Nel
1514 elabora un progetto di prosciugamento delle Paludi Pontine
approvato dal
papa Leone X. A Roma esegue il progetto di restauro di Civitavecchia e
realizza
il rilievo della basilica di San Paolo fuori le Mura. Nel 1517 Leonardo
si
trasferisce in Francia nel Castello di Cloux coprendo
l’incarico di “primo
pittore, architetto e meccanico” del re Francesco I. Progetta
il canale
d’irrigazione che passava lungo i campi delle cittadelle di
Tur, Blois e Saon.
Opera di grande importanza urbanistica risulta la definizione del
castello
principesco di Romorantin. In quel periodo Leonardo copriva
l’incarico di
consulente di Carlo d’Ambroise. La popolarità di
un principe, in ogni città
importante, era riconosciuta tramite le opere architettoniche
realizzate
durante il suo principato. L’architettura esprimeva la
formazione intellettuale
del principe e di seguito, l’architettura si presentava come
l’arte più
significativa dell’epoca. Essa non era esclusivamente la
soluzione pratica
anche perché, la ragione della sua esistenza è
nella “virtù” infatti, per
Leonardo risulta la base matematica tramite la quale,
l’architettura raggiungeva
la purezza “delle arti libere”, superando
l’insegnamento nei licei del
“quadrivium”. Sotto quest’aspetto, era
fondamentale la presenza della nuova
figura dell’Architetto scienziato come pretendeva Ludovico da
Montefeltre
quando nel 1468 firmò il contratto per
l’affidamento dell’edificazione del
Castello di Urbino assieme all’architetto Luciano di Laurana.
Per questo
motivo, nel 1477 Donato Bramante si reca da Urbino a Milano dove,
partendo dal
1482 si era stabilito il trentenne Leonardo da Vinci trasferitosi da
Firenze.
Proprio in quelli anni i due giovani artisti si dedicano alla scoperta
del
nuovo e “vero” linguaggio architettonico che
sopravviene al gotico e cioè, “al
metodo di costruire senza leggi”, per affermare
l’impegno della scienza avanzata
e della matematica anche perché era a portata di tutti. Il
progetto assume un
importanza primaria mentre la costruzione risulta il seguito
cioè la
realizzazione pratica del proprio pensiero. Sotto
quest’aspetto l’eredità
progettuale di Leonardo assume un’importanza essenziale per i
nostri tempi e
anche per noi, per gli
armeni.
ANNOTAZIONI
1.
Les manuscrits
de Leonardo de Vinci,
Ravaisson-Mollien, G.,
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¾©«
îñ³Ù³µ³ÝáõÃÛ³Ý
÷áÉáëá÷³ÛáõÃÛáõÝ«
ºñ¨³Ý«
1979« ´«
¿ç 170. (Harutyunian
E., La filosofia della
logica, Jerevan, B, pp. 170).
2. Leonardo da Vinci,
Trattato
di pittura, Ludwig, Wien, 1882.
3. Richter J.P., The literary Works of Leonardo da
Vinci, London, 1883, n°1135.
4.
Cassier E.,
Individuo e cosmo nella filosofia del
Rinascimento, Firenze, 1974, pp. 254-255.
5. Kepler J.,
Harmonia mundi,
Wien, 1619.
6. Leonardo da Vinci,
op. cit.
7. Venturi L.,
Storia della
critica d’arte, Torino, 1964, pp.105.
8. Pagani L.,
Contributi
nella cartografia italiana del XII secolo alla conoscenza
dell’Armenia in:
Oriente moderno, Roma, 1978, pp.105.
9. Heydenreich L. H., Spätwerke
Brunelleschi, in: Jahrbuch der preussischen kunstsammlung,
Berlin 1931, pp.52.
10.
гñáõÃÛáõÝÛ³Ý
¾©« Harutyunian E., op. cit., pp.196.
11.
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²©« Ò¨Ç
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ä»Ûñáõë
1973«
¿ç
147« (Armen
Zarian, La necessità della forma
nell’architettura, in: Rivista Armena
Haykazyan, Beiruth, 1973, pp.147).
12. Geymuller H.,
Leonardo da
Vinci als Architect, in: Richter. J.P., op. cit.
vol. 11, pp.25-104.
13. Stryzigowski J., Die Baukunst der Armenier und Europa,
Wien, 1918.
14.
Calvi G.,
I Manoscritti di Leonardo da Vinci dal
punto di vista cronologico, storico e bibliografico, Bologna,
1925.
15. Pedretti C., A chronology of Leonardo da
Vinci’s architectural studies after
1500, Geneva, 1962, pp.180.
16.
Firpo L.,
Leonardo, architetto e urmanista, Torino,
1971.
17. Ghiberti L.,
I commentari
ed J. von Schlosser, Berlin, 1912, Napoli, 1947.
18. Leonardo da Vinci, op. cit.
19. Pedretti C., Leonardo’s Plans for the
Enlargement of the City of Milan, in:
Raccolta V inciana, XIX, 1962.
(traduzione
dall’armeno di Ara’ Zarian).